Scheda di Santa Giustina di Piano di Setta
(Edita dal CORTY - anno 1850)
Corty - Tomo III - N.18
Gli agguerriti e troppo celebri Conti da Panico, volendo nel dodicesimo secolo far maggiore il loro dominio, provvidero all'acquisto delle terre che sono tra il fiume Setta ed il Regno dei padroni di Caprara, e d'altri moltissimi casati che da quelle parti esistevano, primiera di cui sopr'ogni altra la signorìa di Montagurazza, di Tavernola e del Piano di Setta ove era l'unica via che da Bologna menava a Castiglion de' Gatti, a Baragazza ed a Stagno, terre subappennine, in quell'epoca tempestosa munite ri rocche e fortilizi, e pei prepotenti feudali di grandissima importanza ed utilità.
Provocarono quindi minacciosi i Conti da Prato che ne erano al possesso; e la rivalità delle due famiglie si disfogò per un secolo e mezzo in lotte micidiali, alternate con finte tregue, con violazioni di patti e con nuove ostilità.
La vittoria dei Pratesi, ma più spesso dei Panico, che animati da eroico valore e favoriti da gran fortuna soggiogarono finalmente il paese nel 1218.
Tanto gli uni che gli altri però di questi dominatori (nemici ugualmente d'ogni progresso e civiltà) travagliarono di continuo i luoghi soggetti con vessazioni di ogni maniera, e istupidirono i popoli, condannandoli alla più cieca ignoranza.
Tale era divenuto quello di Pian di Setta quando nel 1042 il Conte Alberto da Prato lo costrinse a fabbricare co' propri denari la gran torre che chiamavano la ròcca, ove facea dimora il castellano che quel principiotto vi destinava; e tale si dimostrò quando a sostegno del dominio di questa prosapia sopportò più di un secolo le miserie e gli orrori d'una ferocissima guerra.
Prima dell'anno1021 il paese si reggeva a Comune.
I conti Alberti se ne impadronirono coll'armi, spargendo ovunque desolazione e catene; e i conti da Panico lo conquistarono con sanguinose battaglie, e poco dopo ottennero dall'imperatore Federico l'investitura per essi e pei discendenti delle loro famiglie.
Ma questi nuovi padroni non seppero conciliarsi l'amor dei vassalli, nè l'alleanza del potente Senato di Bologna; quindi nacquero nuove sciagure, fiere discordie, orribili stragi, sinchè nell'anno 1322 il Senato stesso liberò tutto il paese dalla feudale oppressione, e lo sottomise coi limitrofi castelli al mite e paterno suo reggimento.
Anzi poichè col venire. del susseguente anno i conti di Panico erano stati sconfitti e non poteano temersi ostilità, il Senato decretò l'atterramento della ròcca di Setta ed unì questo paese alla massarìa di Veggio.
Così rimase sino allo spirare del passato secolo, alla qual epoca la parrocchia di Pian di Setta trovossi inclusa nel comune di Grizzana, poscia in quello di Tavernola, ed ora insieme col capoluogo soggiace alla dipendenza del governo di Vergato.
Anche la chiesa parrocchiale è di antichissima origine, perchè la vediamo indicata nel campione Arcivescovile del 1378 fra quelle che allora componevano il plebanato di Sambro.
In appresso fu unita alla cura di Grizzana, poi ne fu disgiunta nel 1577 con decreto del Vescovo Suffraganeo Peruzzi.
Quindi nel 1° Febbraio 1640 il Cardinale Arcivescovo Colonna la sottopose alla nuova pieve di Salvaro.
Non accaddero in appresso altre mutazioni; se nonchè il suo gius patronato, che in antico fu del popolo di Grizzana, venne nel 27 Febbraio 1650 donato al Conte Antonmaria Castelli, e i discendenti di questo nel Luglio 1785 lo cederono alla Reverenda Mensa, che ne ha ancora il possesso.
Quanto alla fabbrica della chiesa ben poco è da dirsi.
Essa è dello stile dei mezzi tempi, cioè piccola, col palco a travi e con due solo cappelle, la maggiore della quali dedicata a S. Giustina, con discreto quadro, in cui son pure effigiati S. Antonio da Padova e S. Carlo Borromeo, e l'altra consacrata alla Vergine del Rosario, di cui si fa solenne festa nell'ultima domenica d'Aprile, e nella seconda di Ottobre.
Mancano poi il coro, la sagrestia, il battistero, l'organo, il campanile e le campane, giacchè di queste non avvene che una piccolissima sul tetto della chiesa, non sufficiente a chiamare un popolo di oltre 200 individui, sparsi su un vastissimo territorio.
La chiesa trovasi alla cima di un piccolo rialto, formato dal fiume Setta e dal torrentello Farnedola, che vi scorrono ai piedi, uno a levante e l'altro a settentrione; ed essendo il centro di un gran catino, si gode da questo punto un panorama incantevole.
Sono confinanti alla cure di Pian di Setta le parrocchie di Grizzana, Veggio, Tavernola, Lagaro, Montorio e Montaguvallese; e la sua distanza da Bologna (per una via piana e quasi rotabile) è di miglia 20.
L'aspetto del suolo non è troppo fertile e ridente, quantunque l'odierno parroco don Gaetano Nanni ponga ogni cura a fine di migliorarne la coltivazione.
Grandi lavine e cataclismi lo hanno sconvolto ne' passati tempi, e il disboscamento nelle parti elevate ha lasciato nudo il terreno e quasi deserto.
Sonovi per altro sulle sponde del fiume (nelle vicinanze specialmente della chiesa) alcuni bei poderi con piantagioni e con molte frutta.
Quivi anzi i vigneti si allegrano di ricche vendemmie; ma seguitando il cammino a meriggio, cessa ben presto di allignare la vite; le piante che portan frutta si fan rare, e la natura assume le più tetre ed aspre forme.
Colà appunto ove il terreno inaridisce sorge un rustico caseggiato, fabbricato coi rottami dell'antica ròcca dei Panico.; e l'erudito viandante vi tragge per visitare quel suolo, testimonio delle orgie di una famiglia che fu celebre e grande per valorose imprese, ma che segnò il suo posto nell'istoria con una pagina insanguinata.
(Firmato: Dott. Luigi Ruggeri)