Scheda di San Giacomo di Gabbiano
(Edita dal CORTY - anno 1850)
(Tomo IV - 14)
Se sussiste quanto abbiamo opinato in tanti altri storici ristretti delle Parrocchie circa l'etimologia dei nomi di tanti luoghi di tanti luoghi della nostra Provincia bolognese, e cioè che loro sieno venuti dai nomi delle famiglie Romane qui dedotte a colonia, certamente il distretto di Gabbiano fu uno di quelli che se l'ebbero; poichè riscontriamo ne' marmi Felsinei -- Gens Gavia, Gens Gabinia, e nel Digesto vediamo enunciato -- Fundus Gabinianus.
E' posto Gabbiano fuori di Porta S. Stefano alla distanza di miglia diecisette ed a ridosso di monte detto Venerio, che forma integral parte di questo Parrocchiale distretto.
Sulla vetta di questo monte ti si presenta tale Panorama, che s'ignora in qual parte d'Italia ti sia dato il vedere eguale.
Sotto cielo sereno e puro spazia l'occhio sui monti colli e pianure tanto del Bolognese che della Toscana, del Modenese, Ferrarese e Romagna, e più lontanot vedi il Golfo Adriatico, e al di là di questo li altri monti dell'Istria e Dalmazia.
Ed è ben a meravigliare che alcun opulento signore non abbia vacheggiata questa innarivabile situazione, e quivi edificata villereccia abitazione.
Ora dove dovrebbe sorgere un tale piacevole edifizio, s'innalza uno sdrucito casolare chiamato il Pilastrino.
E' pure fama che qui sorgesse negli antichi tempi il delubro di Venere il quale desse nome al monte, fama forse anco avvalorata dell'essersi rinvenuti in uno scavo qui da ultimo alcun pezzo di metallo scannellato che sembrava formar parte di piccole colonne.
Comunque siasi però la propagata fama egli è certo che in logo più adatto di questo ad erigervi un Tempio a questa voluttuosa Deità non potè rinvenirsi, poichè presenta tuta la Poesia del subietto, e porgerebbe materia forse innarivabile di romantica dipintura.
La prima memoria di questo luogo l'abbiamo in Istrumento a Rogito di Rainerio da Monzone delli 18 dicembre 1279 risguardante una promessa di Alberto di Guido Villanello ed altri da Gabbiano ad Artusio di Niccolò da Monzone.
Come pure non s'ignora come nel 1301 fosse in questo luogo un Notaro, carica che non veniva affidata se non se persone nobili.
Il che sembra addimostrare non essere questo distretto, indipendentemente dal suo nome, di sì poca antichità e rinomanza.
Trovasi che nel'anno 1378 era questa Chiesa sotto il Plebanato di Sambro, dalla di cui giurisdizione venne tolta nel 1582 allorchè l'Arcivescovo di Bologna Palleotti eresse in nuova Pieve la Chiesa di Monzuno, sotto la quale ripose Gabbiano come si ritrova tutt'ora.
Apparteneva anticamente il di lei giuspatronato alli Parrocchiani, e rimase in essi sino oltre il 1500 il cui passò in libera collazione di questa Reverenda Mensa Arcivescovile, che ne esercita il diritto da tre secoli a questa parte.
Sulla metà del secolo XV venne questa Parrocchia unita a quella di S. Giorgio di Valle di Sambro, e così restò sino al 1610 nel quale anno vennero separate e ritornate allo stato primiero.
L'antica Chiesa era posta al di sopra dell'attuale tra due rivi e lontano dal caseggiato, e conciossiachè minacciasse ruina.
Don Gio.Giacomo Nanni di lei Rettore nel 165 ristaurolla a sue spese, ma tre anni dopo una forte scossa di terremoto divise per mezzo e Chiesa e Canonica, e dopo quattro mesi uno scoscendimento di terreno in ogni cosa distrusse.
Fu quindi astretto quel benefico Parroco di dover trasportare l'esercizio del divin culto in un piccolo Oratorio lontano dal luogo sopraindicato un quarto di miglio, dove venne eretta una nuova Canonica; ma essendo questo assai piccolo e incapaca a contenere la popolazione, così il Cardinale Arcivescovo Girolamo Buoncompagni, onde provvedere di Tempio più vasto la popolazione, promise di recarsi in quel luogo, e di concorrere all'opera; ma colto da morte nel 184 venne meno un tale suo generoso divisamento.
Non venne meno, per questo lo zelo e la pietà del Parroco suddetto che ressa questa Chiesa dal 1653 al 1694, poichè col soccorso ancora prestatogli da' suoi Parrocchiani valse ad erigere nel luogo stesso ove era il suddetto Oratorio e cioè nella Valle di Sambro alla falde del Monte Venerio distante dal fiume un miglio, ed altrettanto dalla vetta del Monte Venerio, ed una nuova Chiesa, ed il campanile, e il cimitero.
La Chiesa è di lunghezza di piedi ventotto, di larghezza piedi quattordici, e di altezza piedi diciotto, ed ha il soffitto a travi.
E' dessa una di quelle poche Chiese che abbia un solo altare dedicato al suo titolare S. Giacomo rappresentato nella sovrapposta sua tavola con S.Lucia, S. Rocco e S. Sebastiano.
Dietro a questo altare evvi il coro, che serviva anche da Sacrestia, prima che il Parroco Don Francesco Ferrari facesse erigere la nuova piccola Sacrestia.
Devesi poi all'altro di lei Parroco D.Pietro Francesco Meneguzzi se nel 1777 monacciando detta Chiesa nuovamente ruina, attesa la poca stabilità del terreno, pienamente venne risarcita ed assicurata.
Differisce poi questa Parrocchia dalle altre in cose di maggior rilievo, conciossiacosachè mentre in tutte le Chiese di Contado ritrovasi annessa alla Chiesa la Canonica, in questa il Parroco abita in una casa appartenente ad una piccola Borgata in poca distanza dalla Chiesa stessa.
L'attuale Reverendo Parroco poi, più che di se stesso, prendendo cura del ben esser de' suoi Parrocchiani, conoscendo che per l'isolamento di detta Chiesa sarebbero essi astratti a stare esposti alle intemperie delle stagioni, ha fatta erigere una loggia alla sinistra della Chiesa la quale mette ad una porta praticata nella Sacristia.
E' sottoposta questa Parrocchia al Governo di Loiano, ed appartenente alla Comune di Monzuno alla di cui Pieve o Plebanato è soggetta.
L di lui popolazione è di anime cento settanta circa, rette dal Molto Reverendo Don Giacomo Zana.
Confina colle Parrocchie di Montorio, Brigola, Valle di Sambro, e Trasasso.
Dista da Bologna miglia diciassette.
(Firmato L.A)