GABBIANO (a)
E’ quesfto un Comune fotto del quale del quale nome il Canonico Montieri nel fuo catalogo delle Chiefe bolognefi, e l’autore del Diario bolognefe hanno denominata la parrocchia di “Palarè”, onde ancor noi feguitando il loro efempio, per non caufare ofcurità nel fiftema addottato ne’ pubblici libri, fotto lo fteffo nome defcriveremo col prefente Comune unitamente la fuddetta Parrocchia.
Anime 137 divife in 24 Famiglie compongono la Popolazione dell’una e dell’altra, abitati in due borghetti, e in quatordici Cafe fparfe alla Campagna nel baffo e nell’alto della pendice a ponente del vafto e deliziofo Monte detto Monte Venerio.
Le Pievi di Montorio, e di Monzòne, alla di cui ultima Congregazione appartiene, e le parrocchie di Brigola, di Valle di Sambro, e di Trafaffo fono le fue confinanti.
Giacomo e il santo fuo titolare, e la collazione appartiene liberamente alla Menfa Arcivefcovile di Bologna.
L’Aria vi è perfettiffima non morendo di adulti che circa un fefto di adulto per ogni cento all’anno.
Appena il fegno dell’Uva, pochiffime Frutta, poco Ghianda, poca Seta, moltiffima Legna da fuoco e il fruttato, che ricavan dalle piante o foprafuòlo; fufficiente quantità di Fieno pe’ Beftiami del fuo territorio, molto pafcolo ad erba dalle fue moltiffime terre a fodo, tre mifure per ogni femente ficure dal Grano. E quattro da’ Marzatelli è il fruttato che ricavan dal terreno immediatamente i Colòni e Poffidenti di quefto Territorio.
Due foli Sarti, e varj di ambedue i Seffi che lavoran Cappèlli di paglia vivon qualche mefe all’anno di Arte.
Terra dolce fopra fondo di Pietra argillacea, detta coltellina dai locali, e la qaule forma quafi l’interno totale del vafto Monte Venerio, compone il fuòlo di quefto Comune a Parrocchia interfecato qualche volta da un groffo Maffo e Strato di Tufo arenario granellofo colore caffè, che non s’interna gran fatto però nelle vifcere del Monte.
Alle noftre ricerche fi fono fottratte particolari produzioni naturali, onde fe realmente non ve fiano, come abbiam luogo a quafi ficuramente credere, non trova un naturalifta con che divertirfi, o come compenfarfi della fatica fatta per afcendere la pendice, ove è pofto quefto Comune.
Vafto bensì è l’orizonte, che dalla deliziofa vetta del fopraftante Monte Venerio fi gode, come del pari deliziofo è il fuo paffeggio, giacchè fi eftende per un miglio in lunghezza da Tramontana in Mezzodì godendofi fempre a Ciel fereno e puro, una vaga veduta di Monti, di Colli, e di Pianure tanto della Tofcana, che del Bolognefe, del Modenefe, del Ferrarefe, della Romagna ecc, con un lungo tratto del Mare Adriatico, e delle alte Montagne che per di là dal medefimo fi ftanno dell’Istria e della Dalmazia.
Da alcuni fi crede, che alle falde di quefto Monte fiavi ftato negli antichiffimi tempi un Tempio dedicato a Venere; noi non impugnamo come apertamente falfa una tale opinione, ne abbiamo documenti, o congetture, per avvalorarla; il nome di Venerio, il nome di Palarè, lo fteffo nome di Gabbiàno, in latino Gabinianum, o Gabianum, come trovafi regiftrato nelle antiche carte e regiftri de’fcorfi Secoli, poffon bene dar luogo a fofpettare probabilità di vero nella fopra enunciata opinione, mà non fono fenz’altro appoggio capaci a renderlo quafi certo, ne noi entreremmo a decidere del merito della fteffa opinione fenza migliori appoggi.
Un palazzo, o rurale abitazione edificata nella più alta fua vetta, od almeno in vece del mezzo fdrufcito capanno murato, il quale efifte colasù, e fi chiama da locali il Pilaftrino, formerebbe una delle più godibili Stazioni, e Villeggiature del Bolognefe, e quali dicemmo della Italia.
Corre preffo i popoli, che d’ogn’ intorno abitano alle pendici dello fteffo Monte non meno, che per molte miglia lontano dal medefimo, una opinione, cioè che in quefto Monte fi confinino tutti i Diavoli, che da copri difcacciano gl’ Eforcifti, e quefta debolaezza è ftata ed è la cagione de’ vifionarj racconti di que’ popoli, che vedanfi nelle fue cime e pendici Spettri, Moftri, Larve, Lumi notturni e cofe fimili, onde perfuafi da quefti errori di fantafia, fonofi trattenuti i beneftanti finitimi, dal prevalerfi della fua felice fituazione, per coftruirvi una abitazione rurale, od una palazzina da villeggiare.
In prova de’ loro afferti riportano effi le grandini, che nella cima di quefto Monte piombano nella eftiva ftagione, i temporali e le faette, che ftando al baffo, fembra quivi fcoppiare, e quafi piovere, e la femirovina dell’accennato capanno murato cagionata da un vento gagliardo con faccilità in una fabrica di poca confiftenza, e maliffimo coftrutta; quafi che tali cofe comuni non foffero alle più alte Montagne, e nel folo Monte Venerio fuccedeffero in grazia di que’ confinanti Diavoli, che tutt’ altrove fi ftaranno, che colafsù.
Abbiam voluto quefta ridicola opinione efporre per diftornare moltiffimi dal rovinare fefteffi col portarfi intorno a quefto Monte a perdere tempo, denaro, e ragione, per poffedere i vantati Tefori, che quivi cuftoditi credono da’ fuddetti confinati Spiriti.
Due fono i Borghetti che in quefto Comune efiftono, e cioè:
- Gabbiàno di Fam. 4
- Palarè di Fam. 6.
Si trova fatta memoria di quefto luogo di tratto in tratto ne’ Secoli fcorfi (5), ma dalle fteffe memorie non fi rileva, che fia ftato giammai luogo ne fortificato, ne d’importanza, abbenchè fiavi ftato un Notaro nel 1301 (6), età nella quale tali profeffori erano nobili, o molto comodi di beni di Fortuna.
La Parrocchiale valutavafi nel quartodecimo Secolo di doppia rendita di quella di Brigola, ora la cofa è molto diverfa, e forfe procede dall’effere in quel Secolo ftata affai più popolata del prefente, o i fuoi beni più eftefi, e più coltivati di quello fiano ora, e farà forfe toccato ancora a quefta parrocchia, come a tante altre, di perdere le fue rendite in buona parte in occafione delle luttuofe fazioni de’ Guelfi, e de’ Ghibellini, che affiffer cotanto, e cotanto defolarono la Italia, le quali è defiderabile, che non più fi rinovino.
a - Fuori di Porta S. Stefano 17 miglia lontano da Bologna