Che grande dono essere giovani in questa notte di Lisbona, stare con il Papa ad adorare, ascoltare il silenzio, farlo entrare come un ospite atteso, finalmente parte di sé.
Dentro la veglia, avvolti dal buio che lascia passare solo l’essenziale, la distesa di occhi, di mani, di cuori giovani cerca il centro dell’altare, dov’è esposto il Santissimo Sacramento, e gli si consegna con tutto il peso della vita di ciascuno alleggerito dalla zavorra insostenibile delle solite cose.Qui, con il Papa, in un profondo silenzio sempre cercato e trovato forse solo ora, sospinti in mare aperto dai canti eucaristici, non c’è più niente di scontato, sparisce l’ovvio quotidiano. E appare quel che forse si stava cercando da tempo, da sempre.Al centro della Gmg, anche se ormai proiettata verso la Messa conclusiva su quello stesso altare al mattino successivo, la veglia eucaristica della Gmg mostra la sovrabbondanza di grazia che prorompe da questo evento giovanile globale. Del piccolo Pane al centro dell’immensa scena si fanno porzioni spirituali che bastano per tutti, e ce n’è in avanzo, come in una nuova moltiplicazione. L’invito a tornare, sapendosi ormai attesi.
Che dono essere giovani nella notte di Lisbona, a prendere dal Signore la propria parte, preparata da sempre per un imprevedibile appuntamento in riva all’oceano della vita.
Da Avvenire